Addio al « custode » della storia brembana

Oggi (31 luglio 2007) i funerali dell’imprenditore Vittorio Polli Studioso d’arte, nel 1978 fondò il Museo della Valle

Un uomo di profonda cultura, un amante della sua terra, la Valle Brembana.

Oggi alle 10.30 nella parrocchiale, Zogno darà l’ultimo saluto a Vittorio Polli, 98 anni, il fondatore del Museo della Valle. La salma traslata nel pomeriggio di venerdì dall’abitazione della famiglia in via San Giacomo, a Bergamo Alta – dove è avvenuto il decesso – è stata composta nella sala delle conferenze dell’istituzione museale brembana.

Qui fino a ieri sera si sono susseguite numerose visite di autorità e di uomini di cultura che avevano avuto in Vittorio Polli un compagno di avventure nel vasto mondo della storia, dell’arte e delle tradizioni. A rendergli omaggio anche tanti zognesi, in particolare anziani, che avevano lavorato alla Manifattura di Valle Brembana fondata agli inizi del secolo scorso da Paolo Polli.

«Portando la salma a Zogno – commenta monsignor Giulio Gabanelli, che per decenni ha condiviso l’avventura museale di Vittorio Polli – è stata esaudita la sua ultima volontà.
Certamente aveva desiderato concludere la sua vita nella medesima casa in cui era nato 98 anni fa, a Zogno, pae­ se che lui amò sempre intensamente sentendosi zognese fino in fondo al cuore pur se le vicende della vita lo avevano obbligato ad altre residenze, da ultima quella in via San Giacomo, disegnata dall’Isabello e da lui sapientemente riportata all’antico splendore, condivisa serenamente con la consorte, signora Anna Maria Stopparli ».

È infatti a Zogno, in un palazzetto secentesco di via Furietti, già di proprietà del cardinal Furietti e quindi della famiglia del garibaldino Pietro Volpi che lo farà giocare da bambinetto nel brolo della casa, che dal matrimonio di Paolo Polli e Franca Trezzi, il 21 dicembre del 1908, nasce Vittorio, terzo di quattro figli (gli altri sono Vincenzo, Angioletta e Mariuccia), condividendo l’infanzia con i coetanei del paese anche nelle marachelle che ebbe sempre tra i suoi pù felici ricordi.

Non altrettanto felici, ricorderà lui che amava profondamente la libertà, gli anni trascorsi in collegio, un periodo che definirà molto buio. Vittorio frequenta il liceo Sarpi e quindi l’Università Cattolica di Milano dove acquisisce il dottora­ to in legge che perfeziona alla Sorbona di Parigi e quindi a Londra, apprendendo alla perfezione il francese e l’inglese. Mai dimenticando però il bergamasco che ritiene la sua vera lingua, quella del cuore, nella quale ama esprimersi non appena gli è possibile.

È di questi anni la conoscenza con il curato di Zogno, don Enrico Mangili, conosciuto con lo pseudonimo «P. Tosino», uno studioso di razza che lo inizia all’amore per la storia, l’arte e le tradizioni. Il giovane Vittorio Polli affinerà più tardi queste passioni frequentando la medaglia d’oro Antonio Locatelli, Gianandrea Gavazzeni di cui diventerà cognato, e Luigi e Sandro Angelini.

Nell’aprile del 1939 sposa Anna Maria Stoppani. della famiglia Stoppani. fondatrice dell’omonimo colorificio di Sarnico. La guerra incombe, Vittorio Polli viene richiamato alle armi e come ufficiale di cavalleria è impegnato fino al 1943 sul fronte slavo a Gorizia. Riesce a sfuggire alla cattura che lo avrebbe portato alla deportazione in Germania e ripara a Sarnico.

Concluso il periodo bellico, Polli, che già lavorava nell’azienda paterna, diventa imprenditore in proprio.
Prevale però in lui la passione per la cultura e matura il proposito di fondare il Museo della Valle da collocare nella sua casa natia. L’inaugurazione è nel 1978, nel 1982 il Museo viene insignito a Stoccolma del prestigioso rico­ noscimento di «museo dell’anno», un «museo vivo» del quale Vittorio Polli vuole protagonisti i giovani per far loro conoscere il passato attraverso visite, concorsi scolastici, conferenze e pubblicazioni. «Vittorio Polli – osserva ancora monsignor Gabanelli – ha fatto riscoprire il passato, ha fatto ritrovare alle giovani generazioni le loro radici e la loro storia, la loro bergamaschità, di cui lui è sempre stato orgogliosissimo».

Sergio Tiraboschi

(Da L’Eco di Bergamo del 30 luglio 2007, per gentile concessione dell’autore)

Foto del funerale

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