Sala IV – Il pascolo e il lavoro nei campi
In questa stanza sono presentati molti e vari attrezzi di lavoro é esposto tutto ciò che I’uomo ha sempre usatto per lavorare la terra. Quando l’uomo ha imparato a lavorare la terra ha dato inizio al suo vero progresso e da questo periodo della sua storia, incomincia la civiltà. L’archeologa che ci fornisce notizie su arnesi e strumenti usati dall’uomo per lavorare la terra in epoche remote, non si limita al loro riconoscimento, ma ci informa della vita contadina di lontanissime età, cosi pure molte opere d’arte antiche pervenute lino a noi, specie le opere di pittura: illustrano I’uomo nella sua attività agreste, la moderna scienza etnologica e raccogliendo tutti questi dati e in grado di darci un quadro esatto della passata vita dell uomo dei campi.
Tutte queste cose sono state oggi giorno sostituite da molte macchine, ma I’importanza dei vecchi attrezzi non é decaduta, al modo stesso che non e decaduto l’antico lavoro della terra. Apparentemente sembrano cose senza genio: rivoltare la terra e darle aria rompere la zolla, spianarla, concimarla. Gettare il seme, aspettare la neve, la pioggia. il sole e constatare la crescita lenta de grano, dell’erba e di tutto ciò che I’ uomo ha se ezionato di adatto per il suo sostentamento e per I’ alimentazione del suo animali.
Sembrerebbe inutile riflettere sopra questi assiomi, ma bisogna considerare che ancor oggi, il mondo animale e quello vegetale, vivono della terra.
Questi attrezzi venivano usati dalle braccia e dalla forza intelligente dell uomo. I loro nomi sono familiari a chiunque, ma pochi hanno saputo considerare con cosciente spirito il loro secolare valore; la vanga a zappa, l’aratro e altri simili arnesi con variazione di forma secondo l’uso.
Dopo la preparazione del terreno fatta con questi mezzi, venivano usati altri attrezzi per il raccolto legato alla stagione migliore. Era una festa, il premio per il lavoro compiuto. Un buon raccolto assicurava la sopravvivenza per un intero anno.
Con I’ uso dell’ aratro, l’uomo aveva inziato a far partecipare al lavoro dei campi gli animali, ma continuava a raccogliere con la forza delle sue braccia: di qui le stupende forme delle falci necessarie per il taglio de raccolti: falci, falcetti, rastrelli, tridenti, la pietra cote, lo speciale incudine e il martello per affilarli; forme differenti per lavori diversi. Trasportava il raccolto a spalle o col carro. secondo la natura del terreno; per il trasporto sulle sue spalle d’uomo, usava un piccolo basto imbottito, chiamato bastma. Per trainare il carro si serviva del bove e per i raccolti nei luoghi montuosi usava una speciale grande slitta articolata, un capolavoro di inventiva e di tecnica. Il gerlo, vario di forma. serviva per il fieno e il lo gliame e il letame: il fogliame (stràmm) era utilizzato per lare le lettiere nelle stalle dei bovini e dopo questo uso andava a colmare la buca del concime che sarebbe stato sparso sul terreno prima de la caduta delle nevi.
Il frumento veniva battuto sull aia davanti alla casa con uno speciale bastone articolato e passato al vaglio con una curiosa cesta, prima di essere deposto nel granaio.
La casa contadina della montagna bergamasca è stata per secoli un esempio di organizzazione: al piano terra la stalla per gli animali, al primo piano le stanze di abitazione per la famiglia; al piano ultimo (generalmente con grande apertura) il deposito del fieno e sulle balconate di legno, la provvista di gialle pannocchie di granoturco per la polenta. Nelle nostre vallate esistono tuttora case tipiche cosi fatte e sono tuttora funzionali e funzionanti. Soprattutto in luoghi sparsi sulle montagne, i gruppi di case rappresentavano e qualche volta rappresentano ancora, l’antico modo di vivere degli insediamenti umani. Un modo consentito dal mondo di allora sotto il cielo della valle quasi chiusa ai contatti esterni, legato al ciclo delle stagioni e all’ avventura del nascere amare generare e morire.
Mucche e bovi eranro tenuti nella stalla e legati alla mangiatoia (trais) con eleganti catene, quasi decorative collane. E quando erano avviati al pascolo portavano un collare di cuoio o di legno con appesa una campana; cosi come le mucche anche gli ovini con un collare di legno molto singolare e una campanella più piccola: il suono, diverso per ognuna di queste campane, serviva per rintracciare e riconoscere gli animali quando s· allontanavano troppo. Una antica sensibilità legava I’uomo alle sue bestie; la parola il gesto la carezza erano ricambiate da uno sguardo significativo e da leccate con la lingua. Per mungere le mucche veniva usato uno speciale seggiolo detto scagnél: l’uomo seduto sul piccolo arnese puntava la testa contro il fianco dell’animale e mungeva nel secchio di legno tenuto tra le ginocchia. Lo sguardo della mucca lo avvertiva quando il latte era esaurito.
In un angolo sono allineate molle zappe, rastrelli di Iegno di fabbricazione contadina e il grande attrezzo per segnare i solchi della semina e varie forme di lama per tagliare il fieno: varie nella lama nel manico e nella dimensione; servivano per tagliare il fieno e stiparlo nel fienile in quantità trasportabile per ti pasto giornaliero delle bestie.
Il grande mantice al centro della stanza era in funzione fino a poco tempo là, nella fucina di un maniscalco in una località della Valle Taleggio. Molti altri oggetti di ferro servivano all’ uomo in un recente passato: le graticole, gli spiedi, le rampinere (usate per recuperare i secchi caduti nel fondo dei pozzi), i sostegni per le tavole di legno che formavano i letti.
Oltre al ferro, all’incirca con i medesimi procedimenti, si lavoravano altri metalli; nelle nostre vallate il rame assumeva una speciale importanza sia per produrre i secchi per I’ acqua sia per il paiolo della polenta: il paiolo della polenta d’un tempo aveva una durata oggi sconosciuta perché era prodotto con una tecnica speciale. Anzitutto era battuto, cioè ricavato da un blocco di metallo tondo e spesso. Con la battitura intelligente dell’artigiano, si otteneva un fondo piuttosto spesso e i fianchi assai sottili; il fondo esposto al fuoco durava molto più a lungo e manteneva più a lungo il calore del fuoco.
Le XII Sale del Museo
SALA IV

Pascolo e lavoro nei campi
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