Sala III – La Camera da Letto
La camera da letto è la stanza di casa che piu facilmente riporta il pensiero al modo di vivere e alla gente; l’arredo era modesto e molto uniforme; il letto, il canterano, il cassone del corredo e della biancheria. Il letto di tipo antico aveva un materasso imbottito di fogliame di granoturco, detto scarfoi e le lenzuola erano fatte con tessuto di lino casalingo.
Un tempo tutte le famiglie che possedevano un pò di terra coltivavano il lino vicino alla loro casa e lo lavoravano e producevano vari tipi di tessuto per I’uso della famiglia.
Sul letto c’è una coperta di lana a righe greggia, un prezioso ed originale tessuto locale prodotto con lana nostrana, tessuto dalle donne di casa.
E proprio per il richiamo di questa stanza della casa, sono stati presentati alcuni personaggi tipici, distinti dal loro abito tradizionale, una piccola parte della società del passato, ma forse la più significativa.
Primi tra gli altri i confratelli, erano vestiti di mozzetta rossa chiusa sul davanti con molti piccoli bottoni con sotto la cotta bianca dei preti; li accumunava una specie di presenza a tutte le manifestazioni pubbliche dei paesi, cioè funerali, processioni, feste del patrono, sagre paesane dove intervenivano sempre con la candela accesa in mano, la loro presenza rappresentava tutta la gente. Dalla cotta bianca sbucavano brache di velluto e scarpe chiodate da montanari, le teste calve e quelle ricciute spiccavano maggiormente sopra questo abbigliamento e indicavano età, razza e costume.
L’emigrante col suo speciale cappello nero, la giacca buttata sulla spalla, il foulard al collo e le tipiche brache di velluto larghe e allacciate alla caviglia dette alla francese. Questi giovani sono stati per lungo tempo una dolorosa falange nelle comunità della valle; andavano dappertutto in Italia e all’estero, in cerca di lavoro, lontano o vicino e restavano separati dai loro affetti familiari che però conservavano e nutrivano con struggente passione. Infatti dopo il lavoro stagionale tornavano sempre alle loro madri e spose; barattavano la loro forza e salute con denaro per aiutare la propria gente a campare un pò meglio. La storia di questi emigranti anche se il loro aspetto era quello di giovani robusti e spavaldi, era quasi sempre soffusa da profondi accenti di viri e sofferenza.
Il mungitore detto malgher con la sua casacca a righe blu e bianche, tipica delle nostre montagne come pure delle alpi svizzere vicine a noi. Il pastore col suo cappello a cono e il suo ampio tabarro nero con pellegrina, listato di verde.
Questi gli uomini, mentre le donne avevano la loro fondamentale distinzione nelI’abito e nell’età: vestite d1 chiaro e a fiori le ragazze; vestite dì blu le donne, e di nero le nonne e le bisnonne.
L’ abito era però di foggia comune. lungo fino ai piedi, con sopra il grembiule (scosàl); il busto variamente decorato secondo I’ eta e la condizione. E intorno a loro, vecchie e giovani, fasce per bambini (scaldin) biancheria da sotto curiosa, scialli e scialletti, pettini e spill, con le ciabatte nere dette sibre.
I manichini mostrano il mondo del passato che componeva la società della valle e rappresentava non solo il costume esteriore ma anche quello Interiore e cioé l’antica probità seriata e costanza. Le famiglie eran condotte dalla autorità della patria potestà (buona o cattiva secondo l’indole di chi l’esercitava) e dalla rustica dolcezza delle madri, donne che dopo le nozze si votavano per la vita a lavorare duramente per tutti nella loro casa.
Nel cassone grande stava il corredo della sposa e quegli abili che erano stati il decoro e I’orgoglio del giorno dello sposalizio: I abito di panno nero dell’uomo e quello fiorito e ricamato di lei; lo mettevano ancora in qualche occasione, ma lo conservavano per tutta la vita.
Sopra le vetrine le culle per l’infante, gli altarini con la Madonna di carta pesta chiusi dentro una custodia, le donne d’una volta nei nostri paesi avevano uno speciale culto per la Madonna: forse perche donna come loro e sicuramente piu sensibile e comprensiva nell ascoltare le loro preghiere di donne e di madri.
Ai piedi del letto la monega e lo scaldino, questa monega veniva infilata sotto le coperte e proteggeva lo scaldino con la brace rossa; serviva a mitigare il gelo degli inverni. Per rigovernare Il materasso (stremàss) c’erano delle aperture nel tessuto che lo copriva: infilando la mano in queste fessure si rimuoveva il fogliame come per rinnovarlo e farlo diventare piu gonfio e morbido. Per lavarsi brocca il catino con asciugamani ruvidi e spessi di lino, prodotti della casa.
Le XII Sale del Museo
SALA III

La camera da letto
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