Sala II -La cucina delle antiche case
Nella sala sono raccolti molti diversi oggetti d’uso domestico; non sono disposti in una ricostruzione della principale stanza di casa, cioè la grande cucina col camino, nella quale si radunava tutta la famiglia. Sono per lo più esposti per genere e mostrano una eccezionale varietà di forma, testimonio della bravura dei produttori, che quasi sempre erano gli stessi nativi.
Rappresentano la vita d’un tempo nelle varie epoche, con i mutamenti avvenuti e le diverse condizioni delle comunità della valle. Costume, abitudini e possibilità di vita, sono sempre state conseguenze delle condizioni economiche, della volontà e capacità della gente, del rispetto delle tradizioni e della loro storia.
Anche nel mondo domestico e nelle sue suppellettili d’uso, c’è il segno costante di questa evoluzione; cosi si sono mutati nel tempo mobili e arredi: dal cassone alla madia, al tavolo, alla credenza, alla rastrelliera per i piatti, cucchiai e forchette; cosi si è passali dalle ciotole di legno. al peltro, alla miolica, alla ceramica. I cambiamenti fondamentali del costume e delle abitudini, sono avvenuti nella valle col miglioramento della viabilità, con l’adduzione dell’acqua e dell’energia elettrica nelle case; lo sviluppo degli scambi commerciali, I’evoluzione delle capacita artigianali, hanno profondamente mutato le condizioni economiche della vallata: cosicché le case d’un tempo, il loro arredo e gli oggetti d’uso sono oggi stati abbandonati e sostituiti dalle moderne novità.
Restano dunque nelle stanze del museo come esempio del modo di vivere di un lontano passato: la sporta per fare la spesa, i bilici per portare I’acqua nelle case, i piatti di legno, i piatti di peltro, i boccali sono stati sostituiti da altri oggetti. Cosi anche i recipienti tradizionali per la preparazione dei cibi non hanno piu lo stesso uso. Una volta le batterie di cucina erano quasi soltanto il paiolo della polenta, il pentolone per bollire (la pignata de fa boi), la graticola e il pentolino del latte.
Vicino al camino stava appesa la cassetta di legno per il sale, col suo tipico coperchio spiovente; per grattuggiare il formaggio c’erano delle grattugge fatte in famiglia grosse e pesanti. L’alimentazione era preparata con queste pento e sul fuoco del camino sia per fiamma diretta o indiretta, sia per immersione. I cibi (qualcuno dei quali dura ancora ed é gradito) erano senza varietà; polenta gialla, castagne, latte, carne di porco, carne insaccata, formaggi e poco pane casereccio.
La modesta variata dell’alimentazione causò nel passato notevoli guasti alla salute della gente. Gozzo e pellagra (mancanza di sale e vitamine) furono considerate a un certo punto quasi come la peste e purtroppo la nostra valle ne fu tristemente famosa. Fu anche la prima a far sorgere le locande sanitarie che provvedevano, coi mezzi di allora, alla cura dei malati.
Nelle due grandi vetrine sono conservati molti oggetti di legno, piatti scodelle ciotole palette cucchiai, tagleri per il pane con la lama di ferro, piatti grandi e rotondi, con o senza manico per la polenta. Osservando questa fortunata raccolta di oggetti di legno, fatti dai nativi, si puo dedurre I’originalità creativa e la grande varieta delle forme, il tempo e l’uso suggerivano modifiche e migliorie. Una parte è lavorata al tornio; ma una piu importante parte é fatta a mano e mostra tutta la perizia e la pazienza di questi produttori. Ci sono palette per la tanna con fantasiosi manici e ciotole dalle pareti sottili, con superfici levigate e dolci al tatto come velluti. La raccolta é ricca di molti pezzi e testimonia il lavoro della gente nei mesi invernali.
Sulla mensola in alto e tutto attorno alle pareti della stanza, sono esposti vari oggetti d’uso domestico; anche questi accantonati dalle novità del nostro tempo. Sono pestelli per il sale ecl altro, sia di legno che di metallo; ingegnosi modelli di macinini da caffè; graticole in ferro, scaldini di rame per il letto ed altri da metter sotto i piedi della nonna che restava molte ore seduta a rammendare o cucire.
La seconda alzata aveva nella parte alta vari piccoli oggetti d’uso giornaliero, e la vera funzione era quella di deposito dell’acqua, tenuta nei secchi appesi sotto questo mobile speciale. I secchi erano di rame a volte decorati a sbalzo e sempre bene stagnati all’interno; accanto ai secchi era appeso un mestolo con manico lungo, detto la cassa, serviva a tutta la famiglia per bere. Nel secchio bene stagnato I’acqua sembrava d’argento; e poiché l’acqua non arrivava alle case, era la donna che andava alla fontana per rifornirsi portando su una spalla il bilico, il bàsol, con due secchi. Una piccola madia con armadietto nella parte superiore serviva per mettere il pane o la farina.
Tutti questi oggetti erano in genere tenuti nella stanza grande della casa rurale che era la cucina. In questa stessa stanza vivevano durante il giorno le donne coi loro figli piu piccoli. E qui i bambini avevano i loro giochi: il carrettino di legno con quattro piccole rotelle, lavoro amorevole del nonno, lo sgabello fatto su misura per i piccoli, la piccola gerla che imitava quella dei grandi, le bambole di pezza, le pigòte delle bambine e le ciche, biglie di vetro tratte dalle tipiche botltiglie di acqua dolce e gasala; le trottole (pirli), un cono di legno scanalato da far girare vorticosamente con una frusta.
Per i piu piccini c’era I’andaréila tenuta accanto a se dalle madri in faccende, il nome suggerisce I’uso e la destinazione. Un lungo rettangolo sorretto da quattro gambe (tutto di legno) sulle traverse del quale scorreva un quadrotta con un foro tondo. Il bambino messo dentro Il foro era sostenuto e poteva muoversi sulle incerte gambe avanti e indietro, cosi imparava da solo a camminare.
Popolata dalle donne dai bambini e dai suoi arredi, la stanza grande di casa restava animata durante tutto il giorno; era il luogo di riunione della famiglia che intorno al tavolo grande si radunava e consumava i pasti; sullo stesso tavolo, all’imbrunire, i ragazzi tornati da scuola, facevano i loro compiti che chiamavano ol doér; i più piccoli nell’andaréila, sul carrettino, con la gerla o la pigòta, sorvegliati dalla madre con carezze e scapellotti.
Alla sera dopo cena la famiglia raccolta tutto insieme, diceva il rosario prima di andare a dormire.
Le XII Sale del Museo
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